Quando un uomo sparisce: l’invisibilità dello struzzo
“Piume di narcisista” disegno di Elena Borghi.
E quella volta che faceva freddo, che era sera, che andavo in bici, che mi sono fermata per attraversare la strada piena di macchine e vedo la tua, ferma a un angolo, con le quattro frecce. Perché in quell’angolo non ci potevi stare ma tu sei fatto così: ti infili anche dove non dovresti, per il gusto di farlo, o per sfida, o per noia, chissà.
E ti ho visto, ed eri diverso da come ti ho conosciuto, mentre alzavi il cappuccio e accendevi una sigaretta, sperando non ti riconoscessi. Eri diverso, sì, da quei giorni in cui sembravi il ritratto della spontaneità, dell’equilibrio, della forza e, ora che hai anche tagliato la barba, sembri proprio un altro. È sempre strano quando un uomo si toglie i peli dalla faccia.
Eppure il mio corpo, non io, ti ha riconosciuto e si è girato verso di te, come per rispondere a un tuo richiamo, lontano.
Ma tu non mi hai chiamata, no, non mi hai neanche salutata con un cenno. Hai solo camminato e fumato, con il cappuccio sugli occhi, sperando non ti riconoscessi, sperando che, coprendoti la vista, neanche io ti avrei potuto vedere, come fanno i bambini, quando vogliono nascondersi dagli adulti. Il mantello dell’invisibilità, il tuo super-potere-speciale. Ce l’hai.
E ho provato tenerezza per quell’inadeguatezza così acerba racchiusa in quel corpo di uomo.
E ho pensato “Chissà perché mi teme? Quello con le armi potenti era lui, in fondo”.
E ho dimenticato che, a volte, il timore più grande è sapere la verità leggendola negli occhi dell’altro, vedendola nitida come il letto di un fiume di montagna, freddo anche d’agosto. E quindi hai fatto bene a calarti quel cappuccio sugli occhi e sparire, come uno struzzo, perché ad avermi davanti avresti dovuto confrontarti con quel letto di fiume riflesso nei miei occhi. Ciotoli di compassione e di pietà, stretti tra loro, bianchi, lucidi, perfetti, ordinati e calmi. Talmente sinceri da esser scivolosi e chissà quanto male t’avrebbero potuto fare.
Hai fatto bene a sparire.
Tratto da – TEOREMA PRELUDIO DI CATASTROFI – un libro che non esiste ma che un giorno scriverò. Pag. 57.
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