Viaggio all’ Ostello Bello: 6 km di stranezze e la Regina del Gradino ringrazia
Com’è noto vivo in una casa su un albero, nel quartiere Ortica.
Da lì all’OSTELLO BELLO ci sono circa 6 chilometri che mi faccio sbiciclettando in una città ancora, felicemente, semi-deserta.
Nel corso di questi 6 chilometri, incrocio i seguenti soggetti:
– n° 1 uomo, in bici (modello Graziella), vestito con canotta tipo basket, microforata, colore blu, con pantaloncino abbinato. Il morbido codino di capelli grigi ben raccolto, un walkman mangiacassette in funzione e un odore extra corporeo che tradisce una certa trascuratezza.
Lui, urlando, esclama, con un accento vagamente Abatantuonesco (quello di Eccezzziunale veramente, per intenderci): “Chi è l’ uomo più pUteeeente del mondo? Sono Io! Il Papa a capo del mondo”.
– n° 1 ragazzo, con un lunghissimo riporto (stiamo parlando di 40 cm tutti), tenuto sciolto e non maniacalmente adeso alla calotta cranica come si usa tra gli “uomini da riporto” (non lanciate loro una pallina o un bastone. Non riportano nulla, ho già provato, ndr). Questo fluente e libero e lungo riporto, è fermato dall’astina dell’occhiale vintage da egli inforcato.
– n° 2 signore anziane, sedute in una panchina dei parchi sparti traffico di viale Argonne che, alle 10 del mattino, chiacchierano animatamente facendo una il mezzo punto e l’altra il tombolo.
– n° 1 ragazzo, giovane, di media beltà che gratta un Gratta e Vinci di fianco a n° 1 signora, di una certa età. Lei ha il viso spento, il capello cotto dalle tinte fai da te, gli occhi che trasudano tutte le delusioni che la vita le ha inflitto, un corpo che tradisce una certa sciatteria.
Ecco, quel ragazzo ci prova fermamente con la signora in questione e lei, senza palesare nessuna emozione o quanto meno interesse, se ne va.
Questo è quello che mi è successo in 6 km di strada.
Capirai bene che non è poi così difficile trarre spunto dalla realtà per creare personaggi di fantasia.
Il mondo è pieno di cose curiose, singolari, divertenti e le persone sono esseri affascinanti, anche quando compiono scelte diametralmente opposte alle mie o alle tue. Anzi, soprattutto quelle persone sono le più interessanti.
La vita è un viaggio, le persone lande misteriose da scoprire. Sta a noi rendere questo viaggio un’avventura meravigliosa, solo a noi.
Oggi finisce la mia, di avventura, tra le scale che uniscono i tre piani di OSTELLO BELLO (per leggere gli altri post vai QUI)
Bello sentirsi Regina del Gradino nel pianeta Scale.
Vivendo in quel pianeta, ho percepito quanto amore e dedizione e sacrificio vi siano da parte di chi ha aperto OSTELLO BELLO; la loro avventura è cominciata senza altri segreti, senza magheggi italioti a cui siamo ormai abituati. Solo un gran mazzo quadro da parte di trentenni mossi dalla volontà di assecondare un sogno e di dare qualcosa a Milano. Qualcosa che mancava.
Tu ti vai a bere una birretta al bar dell’Ostello e ti trovi a parlare con cinque persone, ognuna di un continente diverso.
Anche il milanese più chiuso mentalmente, entra lì dentro e si fa travolgere. Oh, prova e poi mi dimmi se non è così.
Materiali impiegati per i graffiti THE PASSENGERS (per vederli clicca QUI)
. 125 ml di smalto nero, GROG, lo trovi da Spectrum.
. 5 punte di MOLOTOW 411, le trovi da Spectrum.
. 2 pennarelli GROG CUTTER 08, nero, li trovi anche quelli da Spectrum.
. 4 gomme per cancellare, 2 Faber Castell e 2 Staedtler.
. 69 ore di lavoro, per la realizzazione.
. 90 personaggi disegnati
Ringraziamenti:
– Ceri, Carlo, Pietro, per avermi creduto.
– Monica, Alice, Ksenia, tutti i micro soci e tutte le persone incontrate all’ Ostello, per la collaborazione ed il sostegno.
– La signora che fa le pulizie, per avermi fatto uno dei complimenti più belli che io abbia mai ricevuto.
– Tutti quelli che mi hanno chiesto “Ma li hai fatti tu a mano questi disegni?”.
– Tutti quelli che sto dimenticando.
– La Birra Moretti.
– Le scale allungabili di Livio.
– The Passengers veri per l’entusiasmo e l’energia data dalle loro facce stupite.
– The Passengers disegnati per essere usciti dalla mia bocca passando dalle mie mani, come uno ">stormo di storni.
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