Ibiza: la visione della fuga da vicino
I più maliziosi penseranno che c’è un gioco di parole dai richiami vagamente pruriginosi dietro a un titolo come questo e, per inciso, hanno ragione.
Del resto la scorsa settimana, grazie a Belen e al suo video hard, ho preso atto definitivamente che parlare della gnocca fa saltare i server oltre che le “patte” di questo Paese (se vuoi saperne di più leggi QUI), quindi tanto vale farci un richiamino spesso, seppur laterale, alla gnocca.
I più musicalmente attenti, invece, avranno notato, sempre leggendo il titolo di questo post, un riferimento ad Elio e le Storie Tese (“La visione della fibra da vicino”, se vuoi ripassartela, sentila ">QUI) i quali, oltre a essere rinomatissimi degustatori di fibre, mi danno ancora una volta la possibilità di parlare della gnocca in modo laterale.
Bene. I più maliziosi sono stati accontentati.
Ora toccherebbe a quei lettori che da un tot di righe si aspettano che io parli d’Ibiza e della mia fuga in cerca di pace, lontana dal chiasso della movida milanese, dalla gente impasticcata (faccio il segno della croce, gesùsalvacitù), lontana anche dalla musica tecno-post-avant-dance-gnocca-floor (Ehi, tu, lettore malizioso! Non abbassare mai la guardia, che la gnocca te la infilo anche dove non te l’aspetti!).
Quindi, rimangono tutti quei lettori che continuano a leggere chiedendosi “Dove hai detto che vai a trovare la pace?! Passi da Milano a Ibiza, brutta cretina?!”.
A te, lettore tenace che hai resistito fin’ora e che mi dai della cretina, parlerò di un’isola intrigantemente magica, ingordamente metafisica, instabilmente onirica ma solo dopo aver aperto una parentesi su questa polemica che additerebbe Ibiza come isola della perdizione. È vero, è una terra in mezzo al mare che offre indubbiamente la possibilità di drogarti ma quello che vorrei chiederti è: quale posto al mondo non lo fa?
Credo che la percentuale di gente che fa uso di stupefacenti & Co. presente a Ibiza sia la stessa di qualunque altro posto del mondo solo che lì, a Ibiza, tutto è spudoratamente alla luce del sole; solo che lì, a Ibiza, in Agosto, i locali della movida violenta sono tanti, enormi e vicinissimi tra loro, quindi va da sé che la quantità di gente che si sballa sia maggiore. Tutto qui.
Parlarne come se fosse un luogo alla deriva (tra l’altro è pure un’isola quindi…) con microfonate e telecamerate e intervistate a Ferragosto, selezionando i peggio fattoni in uscita dalle discoteche, come a dire “Guarda bene, che a Ibiza diventano tutti come lui: mascella fuori asse, occhi persi, bava e sbiascico molesti”, mi sembra banalmente semplice.
Quella che scrive poi è una che trova le droghe concettualmente noiose e che non ne fa uso (lo so, vedendo i miei disegni all’OSTELLO BELLO credevi il contrario ma non è così) quindi sono propensa a non tifare per quelli che si sfondano di pasticche bevendoci sopra alcol a fiumi, ma neanche verso chi fa inchieste con un’ironia, a mio avviso, un po’ saccente.
Ma parliamo dunque dell’Ibiza in quanto isola intrigantemente magica, ingordamente metafisica, instabilmente onirica.
Ibiza è intrigantemente magica perché formata da scorci di natura possenti come antichi templi, che ti entrano dentro passando direttamente dalla gabbia toracica e lasciandoti così: ammutolito e trafitto.
Ibiza è ingordamente metafisica perché tutto si mescola in modo casuale e ardito, abbinando statue di Buddha ad architetture cementose, spiritualità a capitalismo, mantra a tecno.
Ibiza è instabilmente onirica perché ogni volta che la attraversi in macchina, percorrendo anche due o tre volte al giorno la stessa strada, sembra sempre diversa. La sensazione è che appena passato un negozio di riferimento, con quell’insegna che riconosci, qualcuno alle tue spalle si diverta a spostare tutto, in modo da farti sentire in un sogno che continua a cambiare anche senza di te.
A Ottobre Ibiza respira, e tu con lei.
Mica da tutti prendere quattro giorni per andare a fare il bagno in spiagge selvaggiamente deserte, con acque cristalline e sole che mi lascia il segno del costume addosso (e non perché ripasso i contorni con la Bic, come ha insinuato qualche amica invidiosa). Lo so, è un privilegio potersi prendere quattro, fottutissimi giorni di ferie fuori dal canonico Agosto ma ti consiglio di provarci a Eivissa (Ibiza come da lingua catalana, ndr).
Oltre a provare l’ebbrezza di volare in un paradiso al costo di due birre medie (per controllare i voli clicca QUI) puoi anche provare l’ebbrezza di dormire in un residence che può contenere 2000/2500 persone ma che, invece, contiene solo te e, soprattutto, puoi provare l’ ebbrezza di mangiare fino allo sfinimento la rinomata Alioli, scoprendo che è quella la vera droga presente a Ibiza di cui tutti parlano.
Ringraziamenti:
L’amico Lorenzo, profondo conoscitore dell’isola e organizzatore del tour, per aver avuto l’ idea di radunare un gruppo di privilegiati capaci di prendersi ferie da ricchi pur non essendolo.
Le spiaggie dell’ isola tutta e i suoi chiringuitos, perché ci hanno accolti senza giudicarci.
La birra perché mi ha permesso di dire “Io? Una Cagna, grazie” senza sentirmi in colpa (birra si dice così ad Ibiza, cosa vuoi che ti dica?).
La popolazione ibicenca autoctona per la squisita gentilezza.
La popolazione hippie ibicenca per avermi dato la conferma che dietro a certe scelte di libertà, c’ è sempre un grande segreto in banca.
Ibiza Global Radio per avermi fatto svegliare la mattina con in testa un pezzo di musica tecno-trance.
I miei compagni di viaggio tutti, per non avermi fatto pesare la mia passione per l’Alioli, lasciandomi lo stesso parlare un fottìo.
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