Proposta di matrimonio all’Ortomercato: ed è subito emozione da Harmony
Capita di passare otto/dieci ore al giorno cucendo e, quello che cuci, magari sono banane, carote, ciliegie, fette d’arancia, giganti, di velluto. E torna questo velluto… ti ricordi dei cani giganti in velluto dei quali ti avevo parlato in agosto?
Così capita anche di far parte, di tanto in tanto, del team di Moschino per la realizzazione delle vetrine pensate da JoAnn Tan.
La settimana della moda è vicina e le cose da fare tante. Tante tipo che la vetrina con la frutta gigante va preparata per un evento medesimo in New York, Londra, Milano, Roma Parigi, Berlino.
Così, insieme ad altre fanciulle, trasformiamo quel laboratorio in filò e ne vengon fuori di chiacchiere.
Che poi un giorno mi dicono che c’è da andare all’Ortomercato a comprare della frutta vera per l’allestimento. Non potevo crederci: avevo sempre desiderato d’entrare nel mercato ortofrutticolo più grande d’Italia, te lo immagini?
Io si: un mondo nel Mondo, un luogo dove il tempo è diverso dal nostro, dove le dinamiche son tutte regolamentate da altri fattori, un luogo simbolo di fantomatiche leggende su mafia, corruzione, pizzi, prostituzione e smercio della qualunque. Amo.
Ci dicono che dobbiamo andare sul tardi, che durante la settimana non è aperto al pubblico (solo di sabato) e che la nostra presenza potrebbe “disturbare” le contrattazioni.
Il loro tardi sono le 7 del mattino e a quell’ora, dopo una levataccia, gonfie e doloranti di sonno, io e Anna siamo davanti al cancello.
Davvero un mondo nel Mondo: muletti che sfrecciano, camion, traini, un’immensità di metri quadrati ripieni di frutta e verdura, torri di cassette. Quella è gente che fa andar le mani già da sei quando noi arriviamo.
Sembravamo due sprovvedute lì dentro e lo eravamo; a poco, a poco, ci attorniano uomini che arrivano incuriositi, dalla nostra presenza, come bambini davanti alla gabbia delle scimmie.
Cominciamo a scegliere frutta e verdura, contrattiamo e stringiamo mani, insomma, io e Anna entriamo subito nello spirito giusto anche se, ai loro occhi, di certo continuavamo a sembrare due scimmiette sprovvedute.
Tutto pensavo tranne che sarei tornata a casa da quell’esperienza con una proposta di matrimonio in tasca.
Di seguito vi riporto fedelmente il dialogo avvenuto tra me ed un avvenente (*) uomo dell’Ortomercato (che chiameremo A.):
Elena: “Posso lasciare la macchina qui? Devo caricare merce che sto prendendo da voi.”
A.: “Si, però devi darmi il pizzo”
“Non c’è problema. Te lo faccio al tombolo”
Sorride e passa all’attacco.
“La tua collega ha detto che avete bisogno anche delle pere. Vieni di là che così le scegli”
Ingenuamente ci credo, lo seguo e mi dice:
“Ma quindi tu come ti chiami?”
“Elena”
“Io A. Almeno adesso ci possiamo parlare chiamandoci per nome.”
Anna nel frattempo è con un vecchietto di 75 anni che le sta raccontando la storia della sua vita ovvero che è di Taranto, che non ha voluto fare il capotreno come suo padre, che è sempre stato al freddo tra la frutta, che si è sposato con una di Taranto e che poi è salito a Milano, da sua sorella. La moglie, un giorno, decide di buttarsi giù dalla finestra e lo fa. In seguito si innamora di una ligure e la rapisce ancora minorenne. A fatto avvenuto la famiglia di lei, benestante, è costretta ad accettare la loro relazione e si sposano. Fanno 5 figli, lui con lei si trova bene e non ha mai preso neanche un soldo dai suoi suoceri “Che ce l’avevano con me perché sono meridionale”.
Intanto A. porta una torre di cassette alla macchina, io comincio a caricarle con Anna, torna con un’altra torre di cassette ed Anna reclama perché ne manca una.
“Eh… mi son dimenticato. Tu vai a pagare intanto che vado a prenderla”
A. torna subito e mi dice:
“Elena, la cassetta era una scusa perché io ti devo parlare e abbiamo poco tempo”
“Che bello quando gli uomini cercano scuse per parlare”
“Vero? Anch’io credo sia bello. Ma tu sei impegnata?”
“Io mi impegno molto A., in generale”
“Sai, Elena, io ti devo dire delle cose. Io ti ho capita… ti sei svegliata presto, hai sonno e hai freddo, ma, anche sotto a quel fagotto di vestiti, io ho capito lo stesso che sei bella. Tu sei molto bella”
Lo guardo, non capisco dove vuole arrivare e, si, lo ammetto, riesce a zittirmi.
“Io Elena, ti dico la verità, sono stanco di fare questa vita e voglio trovar moglie”
“Addirittura?”
“Si, insomma, voglio trovare una ragazza seria con la quale impegnarmi. Allora sentimi bene, facciamo così, quando avrai voglia anche tu di impegnarti vieni a trovarmi. Mi trovi qui”
Mi guarda serio, mi porge la mano aperta, ammutolita gliela stringo e lui anche, con ferma decisione. Contrattazione avvenuta, siamo pur sempre all’Ortomercato.
Ragazze, divulgo questa storia per dirvi che da qualche parte, lì fuori, esistono ancora patti chiari da siglare. Esiste un domani. Credete nel futuro. Ricordiamoci sempre che le opportunità nella vita capitano laddove meno te le aspetti e solo se vuoi veramente che qualcosa di speciale arrivi: una mano aperta e discorsi chiari, son merce rara.
La collana Harmony insegna.
Note a piè di pagina:
(*) per uomo avvenente intendo che, obiettivamente, nessuna donna può ritenere che un maschio alto, muscoloso ma non troppo, capello lungo, occhio azzurro e rughette che la dicono lunga non lo sia.
[…] scrivo e più mi sale la tentazione di organizzare il mio matrimonio, arrivare in groppa d’elefante in spiaggia, vestita di bianco e, con addosso la migliore […]