Scuola steineriana e scuola pubblica: pedagogie a confronto
Stazione dei treni di Spresiano (TV)
Esistono situazioni nelle quali sei certo d’essere la vittima sacrificale prescelta da un dio superiore che ha voglia di divertirsi alle tue spalle. Tipo quando sali in treno e scopri d’avere il tuo posto FrecciaBianca nel bel mezzo di una scolaresca in gita.
Poi ti siedi e scopri di sentirti a tuo agio tra bambini di quinta elementare che non sono affatto scatenati in modo compulsivo come immaginavi. Sembrano bambini che sanno il fatto loro, che sanno come si sta al mondo, che parlano con toni di voce moderati e danno l’idea d’essere anche un bel po’ saggi.
Anche i maestri sembrano ultraterreni: calmi, pacati, pazienti, garbati e belli, oltre che giovani. Qualcosa non mi torna.
Così mi rassereno anche grazie alla mia predisposizione verso il Dovemimettisto Pensiero e comincio a dialogare amabilmente con tre simpatici vicini di viaggio, in uno di quei tavolini da 4 posti. Ci presentiamo dicendoci i nomi, in particolare noto che tutti dicono il loro con una punta di orgoglio assolutamente priva di snobismo ma intrisa di conoscenza del proprio valore nel mondo. Ognuno di loro ha 9 anni.
Elena Borghi: “Quindi state andando in gita?”
Bambino Anziano: “Sì, andiamo a Conegliano”
E.B.: “Che bello! E cosa andate a fare a Conegliano?”
B.A.: “Andiamo a svolgere delle Olimpiadi sportive con altri studenti”
E.B.: “WOW, che bella gita. Passerete pure la notte fuori! A me queste gite, alla vostra età, non le facevano fare… Comunque, rimane un classico che durante le gite piova”
B.A.: “Veramente durante la gita fatta in Sicilia non pioveva”
E.B.: “Siete già andati in gita quest’anno e l’avete fatta in Sicilia?”
B.A.: “Sì, ad Aprile. In una settimana abbiamo attraversato tutte le città principali della costa partendo da Palermo, proseguendo per Marsala (probabilmente il Bambino Adulto intercetta un’ombra nella mia preparazione geografica e si interrompe per interrogarmi)… Sai dov’è Marsala?”
E.B.: “Certamente!” (torno ad avere nove anni e divento insicura. Però molto più di lui perché spero non prosegua oltre con l’interrogazione a sorpresa)
B.A.: “Ecco, poi siamo arrivati fino a Siracusa, la Valle dei Templi e infine Messina”
E.B.: “Caspita, siete proprio bambini fortunati…”
Mi guardano con tenerezza, come si guarda un bambino che percorre lentamente la strada verso la verità.
Uno dei tre, il più furbetto, il ribelle capace di commentare un articolo sul calcio mercato con uno strano piglio manageriale “Cediamo tizio e assorbiamo caio”, mi guarda d’un tratto, con l’occhio indagatore e mi dice:
B.A.: “Quanti anni ha tuo figlio?”
E.B.: “Perché dai per scontato che io sia mamma? Perché sono una donna e sono vecchia?”
B.A.: “No… non per quello. Solo che… secondo me hai gli stessi anni della mia mamma”
E.B.: “Guarda, hai già fatto una gaffe. Stai molto attento a quello che dici”, rispondo con un sorriso e uno sguardo d’intesa che lui coglie divertito.
B.A.: “Secondo me hai 31 anni”
E.B.: “Di più”
B.A.: “35?”
E.B.: “Di più”
B.A.: “38?”
E.B.: “Giusto”
B.A.: “Ecco, vedi? Anche la mia mamma ne ha 38”
E.B.: “E perché hai detto 31?”
B.A.: “Perché volevo farti un complimento”
Poco dopo scopro che quei signori novenni, educati e scaltri come consumati amministratori delegati di successo, fanno parte di una scuola steineriana avente una pedagogia fondata sulla libera accettazione della concezione antroposofica dell’uomo e del mondo. La pedagogia di matrice steineriana si rivolge al bambino quale essere umano dotato di capacità di pensiero, vita di sentimento e forza di volontà, con l’obiettivo di promuovere e favorire uno sviluppo armonico di tutte le sue facoltà.
L’impulso alla conoscenza non viene stimolato alimentando la competitività dello studente ma nutrendo il suo interesse. La classe diventa in tal modo un’esperienza sociale meravigliosa, nella quale i bambini con diversi temperamenti e capacità crescono insieme in un clima di solidarietà e rispetto delle diversità.
Ecco, la mia preoccupazione è pensare a questi bambini, profondamente liberi e sicuri, che, per ragioni varie, dovessero interrompere il ciclo di studi presso tali, felici istituti e venire catapultati nella scuola pubblica o, peggio, in una privata, di quelle gestite da suore, magari. Ecco, che ne sarebbe di loro?
Immaginando l’avvento di un liceo pubblico nella loro esistenza, avrebbero dalla loro anche lo spirito d’adattamento nel pacchetto “forma mentis perfetta”?
Per quanto mi riguarda, sono molto felice del mio percorso di studi nelle scuole pubbliche italiane. Ho avuto una vita costellata da ottimi insegnanti, persone appassionate, che hanno saputo darmi moltissimo in termini di preparazione, tanto da farmi dimenticare anche qualche raro caso di essere inetto, di cui comprendo la componente patologica solo ora, che sono adulta.
Ecco, però, il bimbo steineriano, spinto a forza fuori dall’utero di una pedagogia così perfettamente calibrata, ha la capacità d’adattarsi ad altro?
Con il gruppo di studenti ci dividiamo alla stazione di Venezia Mestre.
I bambini sono così: vivono il presente perciò, mentre tu ti sei già affezionato a loro, questi si girano e se ne vanno con un distacco ammirevole.
Per strane ragioni prendo un altro treno, uno che si ferma anche nel paese della mia infanzia. Decido di scendere a quella stazione.
Mi torna forte il ricordo di quella volta alle elementari, potevo avere 9 anni, forse meno, in cui la Maestra ci diede come tema “Descrivi il posto che ti piace di più del paese dove vivi”. Fui l’unica a parlare della stazione dei treni. Mi sembrava un luogo magico e, del resto, una casa dove le persone entrano e vanno altrove, lo è per davvero.
Ricordo ancora lo sguardo della Maestra mentre mi interrogava stupita sul perché avessi scelto proprio la stazione dei treni. Penso che quel tema, di quella bambina, presagiva già chi sarei stata da adulta. E già allora, come oggi, ero capace di cogliere il buono e il bello anche nelle situazioni più insperate, gli stimoli me li trovavo da sola, passavo le ricreazioni a leggere Calvino ma se avevo voglia di giocare ai Quattro Angoli lo facevo, in modo libero e autonomo. E allora, pensando a quella bambina autonoma nella scuola pubblica, mi domando se la pedagogia steineriana sia un limite travestito da libertà.
Fammi sapere cosa ne pensi mentre cerco almeno un esemplare di steineriano adulto da intervistare.
(fonte: scuolacometa.it)
se vuoi intervistarmi, steineriano sono.
TI ringrazio per la disponibilità accetto volentieri!
Potresti spiegarti meglio quando scrivi “o, peggio, in una privata, di quelle gestite da suore, magari.”
Grazie
Ciao Marco, certo, approfondisco volentieri.
La frase “venire catapultati nella scuola pubblica o, peggio, in una privata, di quelle gestite da suore, magari” proviene da un mio (forse goffo) tentativo di immedesimazione empatica con gli steineriani che interrompono il ciclo di studi e si ritrovano catapultati in pedagogie molto diverse da quella steineriana.
Nella pedagogia tradizionale l’insegnamento non ruota attorno all’individuo, superficialmente si considerano le capacità del singolo e a tutti vengono fornite le medesime informazioni che poi ognuno gestirà come meglio riesce o ritiene.
Nello specifico della scuola privata cattolica, a tutto questo si aggiunge una pedagogia tesa a rinchiudere l’individuo all’interno di schemi, a uniformare le personalità sotto comuni denominatori.
Tutto questo, ovviamente, è solo frutto di mie considerazioni personali, di mie analisi, osservazioni ed esperienze.
Quindi certamente condivisibili o meno poiché ogni caso specifico ha poi una sua storia.
Ciao Elena, grazie per la tua risposta. Ti dico la mia. Di 4 nipoti 3 vanno da suore. Non è poco! Premettendo che io mia figlia di certo non ce la manderò mai, anche se non l’ho chiamata Moana… Devo ammettere che per quel poco o tanto che sono riuscito a seguire soprattutto del nipote maschio, la scuola che frequenta non è così malvagia come la fantasia comune ci fa pensare. I professori (è una scuola media) sono quasi tutti ‘laici’ e quindi esterni. Il programma è del tutto simile a quello pubblico e segue le linee guida del Ministero. Certo, fanno religione e non puoi permetterti di non farla e nemmeno di dire che non sei fedele. Ovvio! Ma un po’ di cultura in più non ha mai fatto male. Sei sempre in tempo di decidere più avanti.
Per quanto riguarda gli schemi di cui parli bisognerebbe approfondire di nuovo. È un argomento complesso. Penso piuttosto che, più delle suore, nelle scuole di suore il vero problema lo siano i genitori che hanno iscritto i propri figli lì, quasi fosse un luogo puro e lontano da malvagità, la fonte battesimale educativa. Quello in effetti sarebbe uno schema difficile da superare.
Complimenti per i tuoi ‘pezzi’.
Elena, I found your article fascinating…and your observations on the Steiner students heartwarming. My sisters children are both Steiner students and I have only good things to say about their education. There are many steiner schools in Australia and its good to know that the system is difused in Italy too.
Love your writing…
Thank you so much Lili.
I hope to hear from you soon. If you want to write me here:
elena@elenaborghi.com
xoxo
Ciao, io non sono andata ne al nido ne alla materna, negli anni ’70 non si usava. Elementari dalle suore poi tutto pubblico, fino all’università e ne sono felice. Non ho avuto insicurezze dalla scuola, anche se non lo ricordo come un periodo idilliaco, le insicurezze le vivevo in famiglia nel continuo confronto in negativo con mio fratello, insicurezza che si rifletteva anche a scuola. D’altro canto in famiglia ho ricevuto tutti gli stimoli gli imput e la “cultura” necessari.Mio figlio non ha questo problema è unico. la scuola materna ha frequentato 2 anni la montessori, 1 anno la steineriana causa trasferimento, ci si confaceva di più il metodo montessoriano. oggi ho scelto iscriverlo alle elementari in una scuola pubblica. Alla steiner mi hanno spiegato che è un sopruso poichè il bimbo non ha compiuto il settennio non sarebbe maturo e pronto per l’apprendimento, ma io non volgio rischiare che in un futuro dovesse cambiare scuola in mezzo alle elementari o medie ne ricevesse un trauma, è una scelta pratica da un lato ma etica dall’altro, mi sono resa conto in questi anni che la differenza (come del resto nella mia epoca)la famiglia. Si è nell’equivoco dagli anni ’80 che la scuola debba educare, e perciò l’affermarsi di tanti metodi alternativi che coprono tutta la vita scolastica del bambino,ma non è così è la famiglia che educa, e ove questo manca ecco gli ineducati a scuola. Per mio figlio desidero che conosca tutto del mondo con tutta la guida, le accortezze e gli stimoli e la protezione che noi genitori possiamo e dobbiamo dare, il nostro impegno in coerenza con i metodi è stato e sarà fondamentale per il futuro del mio bambino che come ogni cucciolo dovrà imparare anche a sopravvivvere nel mondo che lo aspetta, questo è il compito del genitore che è anche formatore e non può lasciare il figlio in balia degli eventi, degli amici o degli insegnanti. Devo tanto alle maestre montessori e steineriane poichè insegnano a mio figlio hanno insegnato molto anche a me saranno sempre nel nostro cuore ora affronteremo un’altra prova….
Cara caterina,
grazie infinite per il tuo contributo.
Felice vita,
e*
Elena sarei curiosa di sapere se poi hai trovato un esemplare adulto steineriano da intervistare.
Personalmente ho fatto, per il mia figlia, la scelta di una scuola steineriana per asilo e materna. In realtà è la scuola che ha scelto me. Ma per farla breve, ho seguito la tentazione di continuare con le elementari; dopo il primo anno la fuga è stata immediata
Ora siamo in una pubblica da due mesi e mi sembra il paradiso.
Ma spesso mi sono chiesta, esistono adulti steineriani che hanno fatto la differenza nellla lloro vita e nella società? Per ora ancora non mi risulta
Ti facccio i miei complimenti per il tuo articolo “favole per le bambine ribelli”, rispecchia in pieno esperienza di vita personale
Attendo la tua intervista sull’esemplare
Grazie
C
Cara Cris,
in effetti non ne ho ancora incontrati. Le scuole steineriane sono piene di iscritti ma non riesco a incontrare nessun adulto che ne abbia fatte, strano no? 🙂
Attendo fiduciosa di incontrarne uno… se ne vedi qualche esemplare, fammi un fischio.
Felice vita, e*
Cara Elena sono incappata quasi per sbaglio in questo tuo articolo e stavo leggendo i commenti (alcuni mi hanno fatto sorridere) Io ho fatto la scuola steineriana e non finirò mai di essere grata ai miei genitori per la scelta che hanno fatto.
Devo essere onesta, mi ha colpito la frase in un commento… ” fatto la differenza nella loro vita e nella società ” e a riguardo avrei MOLTO da dire.( non solo su questo chiaramente)
Se ti fa piacere parlare con un “esemplare” steineriano quando vuoi io ci sono:)
Anche io sono un’ex alunna di una scuola Waldorf. Volentieri ti racconterei la mia esperienza.
Simona
Cara Simona, grazie, sarebbe una splendida opportunità per me.
Se ti va scrivimi pure a elena@elenaborghi.com che ci accordiamo per un’intervista.
Felice vita,
e*
Non si trovano adulti che hanno frequentato le scuole Waldorf? Cosa vorrebbe, dire, non è sopravvissuto nessuno?
Il qualunquismo è un brutto male. In questo articolo trasuda da ogni lettera. Non basta un’amena conversazione in treno con una classe di scuola steineriana per poter trarre conclusioni di carattere generale così categoriche. E ancora, non è necessario dover dire la propria opinione a ogni costo su argomenti che non si conoscono. Conosco parecchi adulti che hanno fatto la scuola steineriana, nella stragrande maggioranza persone assolutamente brillanti. I miei figli hanno fatto la scuola steineriana, e ora sono studenti universitari capaci e originali. Prima di parlare, bisogna pensare, e ancora prima informarsi a fondo.
Grazie per il tuo contributo cara Patrizia. Sarebbe un piacere per me poter avere l’opportunità di dialogare con i tuoi figli per poter scrivere un altro post a riguardo visto che, non so se l’hai colto nella mia ironica visione, questo post dichiara esplicitamente di nascere da delle lacune.
Ti auguro una vita felice e appagante, mi auguro di ricevere una tua risposta affermativa. Grazie,
e*
Ciao Elena,
ho frequentato la scuola Waldorf fino alla terza media e dopo sono stata “catapultata” nel liceo pubblico italiano. Non ho avuto alcun problema. Solo una cosa mi ha scandalizzata arrivata al liceo: zero interesse dei miei compagni verso quello che studiavano, l’importante era prendere un buon voto, non imparare (non tutti ovviamente ma la gran parte). Non ho avuto problemi al liceo, non ho avuto problemi all’Universita’. Oggi dopo essere stata due volte in Germania mi trovo ad Edimburgo dove sono diventata una guida turistica. La curiosita’ mi ha sempre accompagnato per tutta la vita e i ragazzi che hanno frequentato con me la scuola Waldorf dopo 11 anni dal momento in cui ci siamo dovuti separare sono ancora tra le persone piu’ care che ho, anche se viviamo tutti in vari paesi. Se vuoi intervistare qualcuno che ha frequentato la Waldorf e ripercorrerebbe ogni singolo momento puoi contattarmi senza problemi.
Ciao,
sono un ex alunno della scuola Waldorf di Palermo.
Sarei felice di raccontarti la mia esperienza.
Cosimo Di Chiara