Primo appuntamento: invitami a cena e ti dirò chi sei – Milano Edition
Art work Elena Borghi, art direction xxystudio
Tra le genti si parla ormai da tempo della difficoltà a tessere rapporti sentimentali di qualità. Ho talmente tanto materiale a riguardo che potrei scrivere un trattato dal titolo emblematico: “Della Difficoltà e dell’Amore”.
Ne parlano molto anche i media, non ho capito se per mancanza di argomenti più validi di questo o perché, effettivamente, la faccenda stia diventando una specie di piaga sociale.
Complici la crisi, che forse tiene lontani da una certa progettualità nei sentimenti d’amore, nonché gli smartphone, che tengono lontani da un certo corteggiamento di stile, la questione si riduce da subito a un dialogo di coppia fitto ma finto, virulento ma schermato, confidenziale ma banale.
La conseguenza più comune è che tu, alla fine, veda per la prima volta il Mr.PolliciVeloci di turno già con un bagaglio acquisito di nozioni, frasi, parole, sensazioni, umori di una portata tale da fornirti la sensazione di conoscerlo, anzi, peggio: nessuno lo conosce quanto te. E così, vuoi che la fame è una brutta bestia, vuoi che desideri credere in un rapporto esclusivo, finisce che te lo porti a letto senza neanche un invito a cena.
Epilogo indiscutibilmente vantaggioso in termini economici, meno in termini qualitativi. Difficile poi darti dei consigli se ti sfoghi amareggiata con frasi tipo: “Mi ha veramente delusa, credevo fosse più maturo” oppure “Credevo fosse diverso: mi scriveva cose pazzesche e ora non si fa più vivo”.
Credevi tutto questo basandoti su due settimane di chat? Sei seria?!
Ecco, tanto di cappello a quegli uomini che invece si limitano a usare la chat per questioni pratiche di servizio, dopo averti invitata a cena di persona o per telefono, magari, in un posto che offra una cucina che rappresenti il proprio Io, in qualche modo (ricorda di mandare la tua foto al contest “Siamo ciò che mangiamo” QUI)
A Milano, per esempio, conquistare un invito a cena corrisponde a un evento raro tanto quanto la congiunzione astrale tra Venere e Mercurio, eppure esistono molteplici possibilità dove poter cenare e conoscersi. Ognuna di queste poi ti dà un quadro della persona che hai davanti aiutandoti davvero a capirla.
Ecco quindi un pratico vademecum dal titolo emblematico “Invitami a cena e ti dirò chi sei – Milano Edition” che dovrebbe (in teoria) aiutarti a inquadrare l’uomo che ti invita:
– Il Braccino: in genere propone cose tipo “ci beviamo una roba” o “ci facciamo una pizzetta”. Nulla di male nella pizza o nell’aperitivo o nel kebab da asporto se non fosse per quel tono facilone e sminuente che ti fa comprendere subito che se la vuole cavare con dieci euro. Scrollalo con forza e se non ridimensiona il suo atteggiamento facendoti sentire una principessa anche dal kebabbaro, smollalo in fretta.
Se ti porta a mangiare la pizza da “Pizzeria l’Ortiga”, l’aperitivo te lo fa fare al “Deep” o ti porta da “Giulio Pane e Ojo” per du’ spagni cacio e pepe, merita un’altra chance.
– L’Americano: conoscitore delle correnti che “tirano di brutto”, ha degustato tutti i nuovi fast food di qualità nati a Milano. Sofisticato ma informale, desideroso di testare la tua abilità nel gestire un hamburger alto 16 cm con le mani oltre che constatare il tuo rapporto con i cibi calorici. In fondo spera di venire in contatto con il tuo lato più maschiaccio, si aspetta complicità in un rapporto di coppia giocoso, con un occhio sempre rivolto verso una sensualità carnale. Cerca di capire quanto prima se la sua predilezione per il “fast” è solo in cucina.
Se ti porta da “Al Mercato” vuole testare anche la tua pazienza (la fila di mezz’ora è un must insieme agli ottimi ingredienti). Se ti porta al “202” vuole testare quanto sei propensa alla rinuncia (difficile non desiderare di provare tutto il menù in una volta sola).
– L’Amarcord: informale, creativo, amante dell’old school anche in fatto d’amore. Un dolce cavernicolo, insomma che tende a proporre l’arrosticino, la grigliata di carne o la cena di pesce, come si usava una volta. Un nostalgico dei tempi andati dove le buone maniere comportavano anche una serie di gesti cavallereschi. Cerca di constatare da subito se tanta cavalleria non nasconda un uomo che in casa non alza un dito. Cavaliere sì ma evoluto, si spera.
“Ristorante da Giannino” se te lo propone è per testare il tuo buon gusto in fatto di cucina e trattorie che lavorano con garbo senza spennarti.
Se ti porta in “Balera dell’Ortica” vuole essere romantico, fuori dagli schemi dello stile “naftalina a tutti i costi” tipico di una certa Milano e ricordarti che è l’uomo che porta la donna, in pista da ballo come in amore.
– Lo Yuppies: sofisticato, ama tutto ciò che è empirico, quasi sempre pragmatico, venera l’estetica raffinata, intrappolato negli anni ‘90, sceglie accuratamente il ristorante poiché, per lui, rappresenta un vero e proprio status simbol.
Cerca una donna che se la sente calda, una femmina un po’ maschia che sappia domarlo con un colpo di redini al momento giusto. Forse un po’ insicuro di se stesso, desidera stordirti con il suo potere economico e una ricerca di perfezione, fatta di tempi lenti e suggestioni emotive. Cerca di capire da subito se questa attitudine corrisponde anche ai suoi gusti in materia d’erotismo: potrebbe andare alla grande o essere inconsistente quanto un’aria all’acqua pazza.
Se ti propone “Compagnia Generale dei viaggiatori naviganti e sognatori” vuole colpirti con note giappo’ e una luce da harem.
Fammi sapere come va. Per indicazioni e suggerimenti scrivimi: elena@elenaborghi.com
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