Moschino Milano: la valigia dei desideri
Moschino boutique in Milan, Via Sant’Andrea 12 – July 2013 window display – Theme: “Luggage” moschinofficial on Instagram
Bagagli pronti. O quasi.
Nella mia fantasia di certo. Nella nuova vetrina di MOSCHINO, pure.
Si chiama “Luggage” il nuovo progetto di vetrina ideato da Joann Tan Studio per MOSCHINO, il marchio che diffonde, fin dai tempi della sua nascita per mano del compianto Franco Moschino, il messaggio di non cedere alle lusinghe del sistema e di non essere una fashion victim.
E la cosa meravigliosa è che, per davvero, negli uffici creativi di Via San Gregorio a Milano, puoi girare come ti pare (anche inzuppata di temporale, per dire) e nessuno solleva obiezioni. Amo MOSCHINO anche per questo, oltre che per il fatto che i capi di collezione che mi concedo durante i saldi, sanno vestirmi a modino sempre, con accomodante duttilità, anche quando l’ago della mia bilancia sale e scende manco fosse sulle montagne russe, facendomi passare dalla 42 alla 46 in quattro giorni netti.
Ecco, niente, cucendo e armeggiando e inventando nuovi modi per dare forma alle idee di Joann, con le ragazze dello staff, ci ritroviamo anche a disquisire su “come rendere al meglio quella forma” o gioire come bimbe per “un esperimento venuto bene al primo colpo” oppure a essere solidali per “risolvere quel problema lì che nonsappiamocomevenirnefuori ma ce la faremo, vedrai”.
Lavorare su forme tridimensionali che vanno immaginate finite prima che vengano cominciate, è come scoprire una reazione chimica inaspettata ma, nel contempo, cercata e voluta per giorni interi.
Ecco, poi si parla di molto altro, che ti credi? Che nello staff siamo tutte donne e abbiamo ogni giorno cose nuove da dirci (o cose vecchie su cui tornare).
Posso dirti che, dopo dieci anni e chissà quante vetrine assieme, non ho ancora ben chiaro da cosa e da dove scaturiscano queste affinità elettive ma, fa niente, comunque, ci sono. E sarà pure bello grosso ‘sto fil rouge, visto che resiste agli anni e ai mutamenti umani ed emotivi che ognuna di noi ha attraversato. Come una storia d’amore dove ci si conosce, ci si rispetta e la passione, nonostante tutto, va avanti.
Se poi qualcuno mi chiede: “Ma come mai siete tutte donne?” io rispondo che non lo so.
Forse perché le donne coltivano la pazienza, un po’ come moderne Penelope, tutte tese a cucire, ricamare, costruire per guarire, chissà quale pensiero, chissà quale inconscio. L’emancipazione della donna moderna passa anche da qui.
Grazie alle mie PeneLoop moderne: Anna, Stefania, Michelle, Chiara, Cinzia e Francesco, l’unico uomo che, ogni tanto, riesce a perdersi con noi. Grazie soprattutto per sopportarmi, anche se canticchio tutto il giorno questa canzone della Silvana.
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