Diario da New York, ovvero chiacchiere servite su letto di petting selvaggio (fritto)
Spike Lee ringrazia Federica Sala per essere passata al suo party presso il Brooklyn Bowl.
Federica Sala, producer free lance (presso DeeJay Tv per dirne una) a Milano, inviata per cosmopolitan.it a New York. Gran donna, cantante dotata e amica ammè.
Un mese nella Grande Mela, da Regina (che come bruco proprio non ce la vedo), ospite di amici a Williamsburg, per raccontare, nel bene e nel male, quello che vede, sente, annusa, tocca e assaggia e la lingua, quella, a Federica non manca.
È in una sera d’Agosto che la incontro in chat, che alle tipe in gamba e fresche come lei, sempre alla ricerca, svelte eppure meticolose, le parole passano tra le mani ed escono dalle dita, senza problemi, assetate di tasti da battere e sensi da smuovere (tutti e sei).
Newyorkismi scattati in foto che puoi vedere nella sua pagina Facebook e in parole, che puoi leggere nella sua rubrica, tutti i giovedì (vai QUI).
Quelle che racconta a me, di parole, sono speciali e te le propongo come tesoro da condividere. Eccoti riportata la nostra chiacchiera via chat.
Federica: Ciao amica! Come stai? Mi vieni in mente spessissimo qui!
Elena: che meraviglia!
ne sono lusingata e sono anche certa che NY mi piacerebbe assai!
A parte questo, spero di non venirti in mente spesso perché ci sono tante culone lì…
F.: Aahahahh! Vedessi… i nostri sono dei confetti in confronto! No, mi vieni in mente perché mi dico che dobbiamo fare altri viaggi insieme!
E.: Ma certo tesoro!
Comunque dalle foto che scatti vedo che sei in un bellissimo appartamento con anche la terrazza! Un vero lusso a NY, no??
F.: Eh sì, stiamo da questa coppia, lui italiano lei inglese, li ha conosciuti Sara (sua compagna di viaggio, ndr) quando viveva qui. Organizzano il Brooklyn Film Festival e hanno aperto un cinema che si chiama “indiescreen” sempre a Williamsburg…
E.: Ci voglio troppo andare! Al festival, all’indiescreen e anche a WilliamsBORGH!
F.: Esatto! È troppo tua!
E.: Lo sento già come il mio quartiere. Cazzate a parte, come va? Ero rimasta al fatto che stavi preparando la valigia e ora vedo che posti foto di cibi fritti meravigliosi, skyline che manco Batman li ha mai visti, bonazzi che ti abbracciano con sguardo etilico, locali dalle luci torbide e parties dall’apparenza tutt’altro che noiosa… sembra davvero la terra delle opportunità.
F.: Opportunità a go-go. Non so se ci vivrei a lungo, a dire il vero. Sarà che sono del segno dei Gemelli, ma io le ragazze dalla doppia faccia le riconosco subito.
E.: Sei tu a parlare o sei ancora sotto l’effetto di Jet Lag?
F.: Ahhahaha! Il jet lag mi permette di svegliarmi presto come non facevo da anni!
Voglio dire che New York è una bomba. Tirata a lucido come nel giorno giusto in cui decidi di uscire e lasciare tutti a bocca aperta. Ogni angolo, ogni quartiere, ogni via ha qualcosa che ti rimarrà impressa molto a lungo.
E.: E perché ti sembra abbia la doppia faccia questa NYC?
F.: Lei si dà, subito, generosa, non si tiene nulla. Ma poi, appena vede che ti stai ambientando, ti chiede, ti chiede, oh se ti chiede! Non so sai se è fatta per le relazioni a lungo termine? Per questo mi piace, forse…
E.: Tipo che ti ha chiesto così tanto che, guardando il tuo conto, hai deciso di chiuderti in un sarcofago fino alla fine della vacanza?
F.: Elena. Questo sì che è un tasto dolente. Mi sono cosparsa di burro di arachidi (che ti mantiene idratata anche in luoghi chiusi), avvolta nelle lenzuola morbide della casa di Williamsburg che mi ospita amorevole e chiusa a chiave in stanza.
Per sopravvivere all’uscita facile del soldo, bisogna farlo almeno due volte alla settimana quando stai a NY
E.: Stimoli a ogni angolo, cose, cose e ancora cose che vorresti. Del resto è l’emblema del capitalismo o no?
F.: Sì, camuffato da libertà estrema. Che c’è, ma viene presa a piccole dosi, come si dovrebbe fare con il carboidrato!
E.: Che invece, quello, maledetto, si insinua come serpe in ogni piatto. Insieme ai famosi zuccheri raffinati della dieta americana. Amen.
Ti prego dimmi che non ci sei andata in preda a Premestruo…
F.: In effetti tra pochi giorni mi farà visita… vuoi che ti aggiorni? Poco cambia che qui tanto si mangia sempre, comunque e ovunque, a qualsiasi ora del giorno e della notte e se vuoi spendi anche pochissimo. Parola d’ordine: spicy!
E.: Ommioddio… parola di SpiceGirl che me ce sfonnerei… e poi vuoi mettere? Tutto quel tripudio di fritti e cioccolato e mou…
F.: Fritto forever e in ogni lingua: ristoranti brasiliani, cinesi, thai, afghani!
E.: Ecco, a proposito di lingue… ti porti a casa almeno un limone duro da aggiungere al curriculum? Sai che ci tengo. Ti mando in giro per il mondo mica a pettinar bambole eh?
F.: Ahahhaah! Io ho il fidanzato americano, lo sai? Ci siamo visti 3 volte in 4 anni. Sarà per quello che dura?
E.: No… non lo sapevo!!!
F.: E poi neri amica, neri scolpiti. Che almeno ti distrai un po’ dal genere hipster molliccio e astratto milanese. E dai con un po’ di ormone ragazzi!
Qui ti pagano da bere nei locali!
Qui vai a una serata al Brooklyn Bowl con esibizioni di gente come DJ Clark Kent, DJ Scratch, DJ Spinna, J. Period, Spoken Word Artists Saul Williams & Lemon Andersen, special guests Spike Lee per la raccolta fondi al suo prossimo film, lui viene e ti ringrazia di persona
E.: Seee vabbè, vuoi dirmi che vado io al party di Spike e quello ringrazia pure me?
F.: Sì! Te lo giuro! Lo chiamo?
E.: ahahahahah, ok, ti credo. Comunque, se lo senti, digli che io ci vengo a NY a lavorare se me ne dà.
Torniamo agli uomini che si incontrano a NY
F.: Sì. Roba da torcicollo
E.: A parte il fatto che, lo sai, per me tu sei la Badessa Madre di tutte le Api Regine della Seduzione, amica.
A parte il fatto che sono d’accordissimo: BracciaMaschie VS BracciaMolliDaIntellettuale vincono le prime (a mani basse, tra l’altro)
Tu vuoi dirmi che a NY vige la regola del baratto/marketing anche nel petting? Cioè, ballo con te a patto che tu mi offra da bere?!?
F.: Ahhahaha! Perché no? Qui è più facile, perché loro non hanno paura delle donne, capisci?
E comunque qui non si balla, si “twerka”, ovvero struscia! Altrimenti non meriti nemmeno un margarita!
E.: Onestamente credi che il problema nei rapporti interpersonali della nostra generazione risieda nella paura che gli uomini hanno delle donne?
Non è forse che il ruolo tra Santa o Puttana ancora ci pesa a noi? O piuttosto il fatto che manchi la volontà di mettersi in gioco per paura delle responsabilità?
F.: In genere gli uomini che mi piacciono temono le donne “con le palle”, non sempre ma spesso… diciamo che qui fanno tutto loro: tu ammicchi, ballicchi e poi è automatico andare al bancone e prosciugargli la carta a colpi di cocktail
Non è detto che poi tu gliela debba dare per forza!
Le Sante in America non esistono. Qui a 16 anni vanno a fare gli Spring Break (ovvero “vacanza di primavera”, tradizionale settimana a disposizione degli studenti, liberi di recarsi in un luogo turistico per una settimana di totale vacanza, ndr). A 21 fanno il primo figlio e basta. A NY però è diverso, perché ci vive gente fuori dalle solite dinamiche
E.: Onestamente le donne “con le palle” spaventano anche me. Preferisco pensare a donne di personalità, vive, lucenti e intelligenti, come te, (non gatte morte, per intenderci), piuttosto che a donne con gli attributi. Certo, comunque si dice che NYC non faccia testo con il resto dell’America…
F.: Assolutamente. E meno male! È un libro pieno di storie, tantissime: belle, brutte, strane. Di tutto.
E.: Ma se è tutto così facile, proiettato al presente, tutto così sempre in corsa, tutto così caduco, che voglia ti viene di costruire a NYC?
Vedendo tanti italiani che ci vanno sperando di cambiare vita mi chiedo se sia una chimera. A me ha sempre dato l’idea di essere un po’ una città da sfruttare e andarsene quando hai preso tutto quello che potevi.
F.: Secondo me è come la statistica di chi vince la Green Card: uno su 20 davvero si realizza. Sono pochi gli italiani partiti con niente secondo me e che hanno costruito qualcosa di duraturo. Un paio li ho conosciuti. Il resto, ne sono certa, stavano già bene di loro e vengono qui a “sperimentare un po’”
Comunque è come dici: la spremi per bene e poi o vai in California o torni in Europa!
E.: Quindi, morale della favola, NYC ti stordisce, ti abbaglia, ti sfama, ti affama, ma perché non ci vivresti?
F.: È l’atteggiamento degli americani: sanno che non starai per sempre quindi è difficile che si affezionino davvero.
Tante feste, all’inizio è fico, ma poi qui ognuno fa per sé. Noi italiani, cuori di panna, con gli amici di una vita o la “compagnia” ce ne accorgiamo dopo un po’! Ben vengano poi le eccezioni eh!
E.: Quindi molli i negroni dalle forti braccia e torni ai negroni del Bar Basso (quelli con dentro il Campari per intenderci)?
F.: Ahahahha! No, mollo i negroni USA, coltivo l’amico americano e torno a Milano (tra un po’) per chiudermi in casa visto che sarò nullatenente!
E.: Allora ci si becca presto, bella de zia. Negroni in mano e via.
F.: Sì sì! Ora sto camminando e mi sono trovata in mezzo a un vero e proprio show per strada, con il sosia di Michael Jackson! Non ti dico…! A presto Baby
Segui Federica a New York QUI tra valigie, avventure, negozi speciali e feste ti sembrerà di essere con lei (o quasi).
#GoFedeGo
Questo fantomatico dialogo sembra scritto da Moccia.
Gentile Flavia,
se per “fantomatico dialogo” intendi “immaginario”, ti rivelerò che non solo è reale, ma è stato postato in tutta la sua genuina freschezza.
Se per “sembra scritto da Moccia” intendi dire “non mi è piaciuto”, posso solo dirti “Sarà per la prossima”.
Felice vita.