Non ci vedo bene ma ci sono: posta del cuore a Dio (Ventottesima Lettera)
Rara immagine di Dio, ritratto in un momento di distrazione. Disegno di Elena Borghi.
Perse tutte le speranze, non ti rimane che scrivere a Dio, sperando che risponda.
Questa è una rubrica domenicale nata a Sua insaputa ma, ovviamente, anche a Sua immagine e somiglianza.
Domande, pensieri, parole, opere e omissioni di gente che una qualche risposta precisa la vorrebbe. E chissà che magari un giorno non arrivino anche.
Caro Dio,
secondo la religione catto-cristiana e secondo l’annesso calendario liturgico, oggi è la domenica della Divina Clemenza mentre, domenica prossima, quella del Divino Perdono.
Giustamente la clemenza, ovvero la disponibilità d’animo all’indulgenza, alla benevola moderazione nel riprendere e nel punire, la mettono prima del perdono il quale comporta la rinuncia alla vendetta, della punizione nei confronti di chi ci ha offeso.
Ieri sono andata a Messa in un Santuario. Non ci vado mai a Messa, tu lo sai.
Non sono una grande fan del clero, principalmente per quelle tre/quattro privazioni all’umanità perpetrate con la volontà di dominare esercitando il potere. Dice: “Ma nel Medioevo era così! Ormai non hanno più quel potere!”.
Invece, anche in chi non esercita la fede, anche in chi non si ritiene credente, le forme pensiero, anche dette egregore, create in millenni, dal clero, ci sono eccome ed esercitano potere, altroché.
Ci hanno fatto credere che Gesù era un uomo particolare perché unigenito figlio di Dio. In realtà siamo tutti figli atté capaci di cose meravigliose e grandi e potenti solo che no, il clero ci ha detto che solo lui era speciale e allora io manco ce provo te pare?
Ci hanno detto che se una donna dice la sua, è potente, è capace, meglio affiancarla al ruolo di puttana. Ecco fatto che uomo e donna sono sistemati a 90; ah sì, bè, poi hanno aggiunto quella piccola faccenda che i soldi sono il demonio e che chi è potente e ricco ha le mani certamente sporche di sangue. Così, tanto per esser certi che il senso di colpa fosse bello radicato (e che i soldi ce li avessero solo loro).
Tra le letture liturgiche della Messa di ieri, il parroco ha letto la famosa storia della donna rea di adulterio che viene portata dalle genti, che volevano incastrare Gesù, davanti al suo cospetto, certi che egli avrebbe detto: “Dai, non ha fatto niente di male. Vai e non fornicare”. La legge dell’epoca prevedeva che venisse lapidata quindi erano tutti pronti a dare a Gesù del bandito usando una donna che contava meno del quattro di bastoni nel gioco delle loro astute carte.
Invece Gesù cosa fa? Quel geniaccio risponde: “Ok, raga’, ci sto dentro. Cominci pure a lanciare la pietra chi non ha mai peccato”.
Tiè, fregati a tutti, che se ne sono mestamente andati a casa con la coda tra le gambe.
Il parroco ha poi aggiunto che siamo tutti peccatori, che siamo tutti soggetti all’ira funesta di Dio ed è solo per intercessione di Gesù che ciò non avviene perché Gesù è clemente, ci perdona e ci invita continuamente a non peccare. Per rafforzare questo concetto ha puntato il dito contro una vecchietta che, a detta sua, aveva la faccia poco convinta rispetto a questo concetto.
Pare che poi alla resa dei conti, da trapassati, ci sia tu ad aspettarci per farci un mazzo così. Avendo a che fare con certa gente della moda (a Milano c’è la fashion week) mi viene da sperare che sia proprio così perché, davanti a certi atteggiamenti, faccio davvero fatica a esercitare la clemenza e il perdono. Tuttavia sto diventando brava perché mi scatta subito anche la pietà e la misericordia, fai te.
Alla fine però io non ci credo a questa cosa che sei iracondo. Credo che lassù ci vogliate un bene disumano, qualcosa che in questa Terra non è dato vedere tra gli uomini, un amore dotato di una tenerezza e di una dolcezza che solo nei cieli può esistere. Ma io lo vedo sai? In tante piccole, grandi cose, anche quaggiù.
Questa cosa dell’ira funesta è sempre un’invenzione del clero per alimentarlo ‘sto senso di colpa ma tu, ne sono certa ci ami da matti e ci dici, ogni giorno: “Io vi ho dato tutto per fare la differenza sulla Terra, vi ho dato anche poteri che manco sapete di avere. Scopriteli e dateje tutta”.
È a questo che credo.
Tua,
Fedelissima Aldilàdelclero
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Cara Aldilàdelclero, intanto complimenti ai tuoi genitori per la fantasia.
Prima di tutto debbo correggerti: si dice “dateje A tutta”, come andare A tavoletta, andare AL massimo. Ma il concetto sostanzialmente c’è.
Chi non ha mai fatto un refuso, scagli il primo Zanichelli.
Poi, dici che non sono iracondo, perché in realtà non vi punisco e vi lascio fare pazientemente, in attesa che voi scopriate il bene che è in voi. Attesa che potrebbe durare anche in eterno, ma sta proprio qui la mia misericordia: non vi arreco disturbo con le mie (legittime) piaghe vendicative, e vi lascio fare.
Mi pare, questa, la peggiore delle punizioni, non trovi? Hai mai dato un’occhiata al mondo? L’avete ridotto – passami la trivialità – di merda, e a me sta benissimo, tanto dovete viverci voi.
Per questo vi lascio fare, e sempre per questo siete le mie creature predilette: nemmeno devo alzarmi dal divano, vi punite da soli.
Che Dio ve ne renda merito.
Ah, già, sono io.
Sempre tu sia Dio. Amen.