Lettera a un maschio mai arrivato
Niente, volevo dire a te, che tieni diligentemente il conto di quei miei giorni lì, che questo mese non ho avuto sintomi da Premestruo.
Nessuna voglia particolare (a parte una piccolissima parentesi di inspiegabile accanimento nel mangiare un piccolo cremino alla nocciola, ma cosa vuoi che sia rispetto ai consueti cocktail fritto/ciocco/salse salate?).
Nessun ditino sciocco che mi fa cliccare su video con titoli emblematici dall’esito facilmente prevedibile di occhi che si sciolgono in pianto e che cercano poi di ricostruirsi sulla tua spalla.
Questo mese le pareti del mio endometrio si sono rinnovate dopo soli 23 giorni dalla precedente volta e a parte un piccolo momento di decadenza confessato a un attento amico dove dichiaro, con tono pacato e rassegnato: «Mi sento stanca sai? Mi sento stanca e non sopporto più nessuno.» a parte tutto questo, dico, Premestruo mi ha fottuta, arrivando in sordina e cogliendomi impreparata sulla tabella di marcia.
Sarà che i fatti di cronaca mi hanno parecchio scossa, sarà che ci sta anche una sorpresa fatta dal mio corpo, ogni tanto, visto che io, a lui, gliene faccio tante, sarà tutto questo ma sarà soprattutto che oggi, più che mai, ho pensato a te, dolce, povero maschio inerme che in una situazione come questa chissà cosa puoi capirci. Tu, tracimante impotenza davanti a picchi ormonali tanto drammatici quanto inspiegabili, anche quando non ci sono.
Ecco, tu, eri nei miei pensieri maschio inesistente che però per qualcuna esisti e mi sono detta che non ce la faccio io, a capirci qualcosa, che ho i miei giorni lì da 30 anni e figurati tu.
Così ho provato un’enorme, infinita tenerezza per te, che decidi scientemente di farti da parte e farci vincere qualunque cosa noi si possa fare in quei santi giorni lì. Di farti da parte e non rispondere, qualunque cosa noi si possa far uscire da quella nostra bocca senza memoria.
Tratto da «Lettera a un maschio mai arrivato» un libro che non esiste ma che, un giorno, scriverò. Pag.1
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