Come riconoscere una doppia personalità
Esempio di SOGGETTO STRANO.
Ieri sera sono uscita e sono stata in mezzo a Le Genti.
Perché bisogna uscire, perché non è che puoi stare sempre chiusa in casa a " target="_blank">disegnare, dai.
Mi insegnano delle cose ogni volta che li osservo, Le Genti perché sono speciali, tutti, e io non sono una donna dalle forme burrose su letto di misantropia. Mi devi mollare.
Quindi, ieri sera sono uscita e sono andata in un posto dove ho sentito distintamente due esseri umani, in età adulta, parlare di socialismo russo.
Per età adulta intendo più vicini ai quaranta che ai trenta.
Ora, non è importante sapere quale fosse il luogo di ieri sera e perché io fossi lì. È importante però registrare il fatto che esistono esseri umani, nel fiore degli anni, che parlano di socialismo russo ovvero che parlano di ossimori, che disquisiscono di fatti inesistenti nella realtà ma che trattano come concretamente possibili, effettivamente tangibili.
Questo fatto mi ha turbata. Molto. Ma andiamo oltre.
Ieri sera sono andata in un posto dove a un certo punto degli esseri umani riconducibili a tre donne e un uomo, con età presumibile intorno ai 35/38 anni, hanno cominciato a sbroccare grazie al disinibitore alcol, ma sbroccare duro, come fossero adolescenti, se non fosse che uno di loro, l’uomo, aveva la barba visibilmente brizzolata.
Ecco, mi ha fatto specie quello sbrocco, precisamente, mi ha fatto specie di imbarazzo indotto. Più che altro per l’età dei suoi protagonisti, ben lontana da quella adolescenziale. Più che altro perché quei protagonisti, esteticamente, non davano segni di stranezza a eccezione fatta di un piccolo, significativo dettaglio.
“Perché? Esistono segni estetici riconducibili a della stranezza psico-emotiva conclamata?”, so che hai pensato esattamente a questa domanda, ora.
Ebbene, sì, esistono. Tuttavia, queste persone, non erano tanti luoghi comuni.
Non erano trasandati.
Non erano sporchi.
Non erano puzzolenti.
Non erano bizzarramente rasati o tinti.
Non erano pieni di piercing in faccia o alle orecchie.
Non erano vestiti in modo eccentrico.
Non erano accompagnati da cani senza collare o con bandana al collo.
Non erano di destra.
Non erano tatuati in faccia.
Non erano giovani rampolli della Milano bene.
Non erano giovani.
Non erano tutti maschi.
Eppure, una di loro mi aveva colpita subito nonostante fosse decisamente anonima. Il mio cervello l’aveva registrata immediatamente come SOGGETTO STRANO, un soggetto alla Britney Spears, per intenderci. Una che, non lo diresti mai a guardarla in faccia ma è matta, matta dentro, proprio.
“Lo sapevo che quella dava problemi” dissi alla mia amica psicologa di matrice junghiana che li osservava insieme a me.
E lo sai perché lo sapevo? Lo sai qual’è quel piccolo dettaglio?
Aveva la felpa col cappuccio.
Tu, donna di età presumibile 35/38 anni non puoi, non devi, non esiste che metti ancora la felpa col cappuccio.
Se lo fai sei una rimastona, una che appena beve una bibita alcolica è sotto al bancone che biascica o, peggio, attacca a far la molesta. Puoi permetterti la felpa col cappuccio fino massimo, dico massimo, 24 anni oppure se fai parte della Nazionale di qualche sport. Già se sei a un livello inferiore di quello Nazionale mi chiedo perché continui; è chiaro che devi far altro.
Già se arrivi ai 29 anni vuol dire che sei alla fine della tua carriera sportiva da un pezzo e non ti rassegni a togliertela ‘sta felpa col cappuccio.
Già se arrivi ai 29 anni stai calpestando la linea di confine che demarca due distinte aree di sviluppo esistenziale nell’ambito femminile: donna che si perderà in un limbo senza fine di vacua presenza su questo pianeta oppure donna che vi esisterà attuando della fiorente consapevolezza di sé.
Ed è allora che devi decidere chi sei, chi vuoi essere e dove stai andando.
Se ti ostini a indossare quell’ormai deprecabile felpa col cappuccio, molto probabilmente sei presa male con quei giochi di ruolo con le carte, sei collezionista di qualcosa, hai la voce roca, sei sportiva, ti piace stare coi maschi, le femmine le vedi come degli esseri da eliminare in quanto tolgono le attenzioni dei tuoi amici maschi su di te, sei un’attacca brighe, hai il complesso di Lady Oscar perché in fondo volevi essere un maschio, perché soffri all’idea di aver deluso tuo padre che non porterà avanti il suo cognome grazie a te e rincorrerai la sua approvazione per sempre, non avendola, ovviamente. In due parole sei un SOGGETTO STRANO e se vuoi ti giro il numero della mia amica psicologa di matrice junghiana per cominciare un lungo lavoro di indagine.
Se invece quell’ormai deprecabile felpa la bruci in un bidone di latta contenente del fuoco, disponibile appena fuori dall’uscio di casa, come quelli che vedi solo nei film americani, allora sei un SOGGETTO SANO.
Sul perché tu abbia un bidone pieno di fuoco, fuori casa, non è dato sapere ma nessuno è qui per giudicarti. In fondo.
Ciao sono massey ferguson, visto che non hai risposto piú di lå ma mi ricordavo il nome e ho trovato il sito. Complimenti per le foto artistiche .le ho fatte vedere a mia figlia che frequenta la terza liceo artistico e gli sono piaciute molto. Molto belle anche le foto dei tempi che furono. Riguardo alla storia scritta su quegli uomini in età forse sei rimasta colpita senza saperlo dal fatto che erano Normali e che è passata aimé un’epoca dove a noi non serviva montare orecchini gadget in ferro e tatuaggi ovunque e le ragazze si conoscevano a 4occhi. Scusami per il mio sfogo ma vedo cambiare il mondo tutti i giorni e mi chiedo senza avere una risposta il perchē . Domenica vado al mare e di sicuro proverò a pensare a quella donna in etå avanzata con la felpa . ciao
Complimenti per il blog e per il tuo lavoro. Trovo però fuorviante il titolo dell’articolo con il contenuto, in quanto non c’entra proprio una mazza la doppia personalità con il modo di vestire delle persone. Mi aspettavo una cosa semi-scientifica e non lo sproloquio di una bacchettona.
Gentile Eva, hai perfettamente ragione. Rileggendomi neanche io mi piaccio particolarmente ma erano altri anni ed è anche questo il senso di avere un blog personale, forse. Rileggere il proprio passato e osservarlo con accoglienza e compassione credo sia un buon segno. Auguro anche a te di sperimentare questi passaggi.
Grazie per le tue parole.
Elena