Il valore del Made in Italy
Alla pensilina del 54 un nordico europeo mi chiede in inglese come mai aspetta da 20 minuti e nessun mezzo pubblico è passato.
Mi chiede anche come mai il riaggiornamento automatico dice che deve aspettarne altri venti, di minuti.
Sento avvampare in me un senso di vergogna indotta ma non voglio ammetterlo o, quantomeno, non voglio che lui la scorga in me.
Così gli rispondo che in Italia abbiamo imparato a fare le scarpe comode anziché rendere efficienti i mezzi pubblici. Son scelte.
Ha riso forte. Sono felice.
A me però girano i coglioni.
[…] “Sai, mia sorella maggiore ha aderito alla fuga di cervelli. Il suo è andato a New York. Se la passa benissimo. Ieri sera l’ho sentita: era in una piscina, sul terrazzo di un grattacielo, che beveva Cristal del ’91, circondata dal successo, per dire. Il problema è che il corpo l’ha lasciato in Italia” […]