San Valentino: regalo last minute in un giorno come un altro
Un giorno come un altro. Ovvero senza iniziative più forti delle mie.
Che, voglio dire, se non arrivano in tutti gli altri giorni dell’anno perché dovrebbero arrivare proprio oggi, festa degli Innamorati del consumismo?
Il mio elegante spunto dato ieri con la lista dei regali graditi per San Valentino, (sì, dai che l’hai vista, quella senza orgoglio e pregiudizio… nel caso ti fosse sfuggita, rileggila QUI) non è stato minimamente considerato.
Peccato, mi dico, ma poi, in realtà, questo vuoto lascia spazio a regali inattesi.
Tipo un video di quattro mesi fa, del 14 ottobre 2012, girato all’Ostello Bello; si chiamava TurboBorghi Day ed era stato un giorno di quelli speciali. Che è sempre così quando disegno sui muri solo che, al TurboBorghi Day, c’erano delle persone che guardavano. E a me sembra una cosa stupenda guardare un disegno che nasce, con la bocca piena e il boccale sempre da riempire, in un luogo che sento così tanto come casa e come regno, per il mio sogno da Regina del Gradino.
Il giorno prima, invece, è il tormento.
Le maledizioni e il pessimo umore e sapere che c’è gente che viene a vedere te, proprio te, mentre disegni e che la luna, quella buona, arriverà? Chissà. E se sarà nera?
Fino a quando sono lì, davanti a quel muro e comincia un indescrivibile senso di pace che dura fino alla fine dell’operazione, come un’anestesia, totale.
Ed è quello stato, forse, che rincorro. Ancora e ancora e ancora.
E tutto il mio essere non esita e l’inchiostro scorre veloce come quello stormo di storni che ho sempre in testa.
Stucchevole e forse inevitabile la banalità, quando si tenta di trasmettere l’ineffabile. Eppure è così che mi sento. Poi la giornata finisce, io come baccello vuoto, privato di tutto e per questo, forse, felice. Che poi passano gli amici e tanta gente che, in qualche modo, senti ma, finita l’anestesia, la sensazione è che non sia passato nessuno, almeno fino a quando qualcuno mi guarda e mi dice “Ma Borghi, è venuta tantissima gente solo che tu, forse, eri da un’altra parte”.
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